a cura di Assunta Spedicato
Chiunque provi a digitare il suo nome in rete potrà facilmente verificare che Tiziana Monari è un’autrice molto apprezzata, soprattutto nell’ambiente dei premi letterari. Lungo è infatti l’elenco dei riconoscimenti da lei conseguiti nell’arco di circa 16 anni di attività come scrittrice. Ma di Tiziana, oltre al fatto che è nata a Monghidoro e che attualmente vive e lavora a Prato, in realtà si sa ben poco.
Come hai scritto, sono nata a Monghidoro, un piccolo paese sull’Appennino tosco emiliano. Quando avevo quattro anni i miei genitori si sono trasferiti a Prato, io però ho trascorso ancora lunghi periodi di tempo insieme ai nonni nella quiete della montagna. Ho seguito studi umanistici letterari per poi sposarmi giovanissima con Roberto che da tantissimi anni è il mio compagno di vita insieme a due cani (Derek e Scilla) e ad un gatto (Emilio). Mi piace viaggiare (ho visitato 76 stati del mondo), leggere, amo immensamente gli animali e sono vegetariana quasi vegana.
Da ragazzina, quali erano i tuoi sogni?, e la scrittura, quando hai capito che avrebbe fatto parte della tua vita?
Non avevo grandi sogni, il più grande era quello di scappare dalla città alla fine della scuola per tornare in quella montagna che abitava lo spazio infinito del mio cuore. Durante l’estate leggevo libri su libri, mi immergevo nelle storie creando un mondo parallelo a quello reale, allargavo i miei orizzonti appagandomi con la ricchezza della lettura. Che la scrittura avrebbe fatto parte della mia vita l’ho scoperto molti anni dopo durante un viaggio in Perù. Ho scritto un articolo sulle bellezze di questo paese in prosa poetica che poi ha vinto un concorso su una rivista di viaggi. L’anno dopo sono andata a Cuba e anche lì ho messo su carta le sensazioni di quella terra. Al rientro a casa ho spedito tutto ad un altro concorso classificandomi al primo posto con una silloge di poesie. Così è nato il mio primo libro “Il cielo capovolto”.
Attestato con la motivazione per la Poesia premiata
Tiziana, ti va di raccontare un po’ della tua infanzia, che bambina eri?
Ero una bambina solitaria, ho sempre avuto uno scarso interesse per i rapporti sociali e anche da piccola preferivo dedicarmi ad attività intime e tranquille. Mi piaceva stare da sola ed estraniarmi dal contesto per concentrarmi sul mio mondo interiore, sui miei pensieri e sulle fantasie. Avevo una mia sicurezza spirituale per cui ero capace di stare da sola senza alcun problema, insieme solo ai miei nonni che mi facevano stare bene con il loro amore incondizionato.
Ho letto di te che ami molto leggere, qual è l’autore che per primo e più di altri ti ha impressionata?
Sicuramente Camilleri, uno scrittore che sapeva essere popolare ed intellettuale insieme. Un uomo che è sempre riuscito con i suoi racconti a mettere in risalto i fatti e le figurine ridicole che hanno invaso il nostro paese intrattenendoci brillantemente e nello stesso tempo denunciando gli scandali che stavamo vivendo. E’ riuscito a sedurci con personaggi comuni e con una Sicilia tra cartolina e caricatura. Un narratore capace che sapeva creare storie avvincenti che conquistavano il pubblico facendogli dimenticare il tempo del presente per proiettarlo nel tempo e nello spazio della storia.
I tuoi versi, che ho avuto il piacere di apprezzare, sono dei veri e propri viaggi emotivi, sono ricchi di immagini che sanno esprimere luoghi e situazioni. Qual è la scintilla che ti spinge a intraprendere quei viaggi?
La scintilla che mi porta a viaggiare nel mio inconscio è il dolore. Nel tempo nella mia vita si sono accumulati tanti momenti difficili, che ho vissuto in compagnia del dolore e del silenzio.
La poesia mi ha dato la capacità di vedere attraverso questi dolori, come se la loro funzione avesse uno scopo, uno scopo che andava al di là delle mie possibilità del momento ma che mi riguardava in una maniera molto profonda. I dolori che non potevo condividere con altri, li ho condivisi con la poesia, che è riuscita a collegare la mia mente con il mio cuore attingendo risorse da una parte del mio mondo interiore in gran parte inesplorato. Quella sensibilità che molti attribuiscono alla mia poesia non è altro che una visione della vita dolorosa, vista con gli occhi di una donna che ha sofferto e sta soffrendo molto.
Quale aggettivo affiancheresti alla parola sensibilità per meglio definire la tua?
Direi sensibilità innata e dolorosa.
Nella scala dei valori, a quale riserveresti il gradino più alto?
Alla compassione ed al rispetto per gli animali. Sono stanca di questo mondo omologato, irreggimentato, valutato esclusivamente sul criterio della vendita e del consumo. Un mondo che ha come unico orizzonte la materia e il profitto e che impone ai suoi abitanti, in maniera subdola, la totale anestesia del cuore. Sono stanca del randagismo, degli orrori della vivisezione, della sofferenza degli animali selvatici nei circhi, della crudele follia degli allevamenti intensivi. Gli animali sono creature fragili e indifese e i crimini contro di loro mi disgustano per la sproporzione del potere tra la vittima ed il carnefice. Credo che una cultura in cui si sviluppano forme di violenza contro gli animali abbia come riferimento un modello di vita basato sulla prevaricazione, sull’aggressività sistematica, sul disprezzo per le ragioni dei più deboli. E una società che trova nella sofferenza un significato ad un’esistenza vuota e noiosa è una società senza valore, senza rispetto per la vita.
Ami molto leggere e viaggiare, c’è altro a cui ti dedichi?
Guardo le serie noir in tv (sono una grande appassionata di gialli), leggo fumetti (Topolino, i Peanuts, Lupo Aberto e Julia e coccolo (almeno una mezz’ora ogni sera) i miei cani ed il mio gatto.
Ho finito adesso due sillogi di poesie che sono state date da pochissimo alle stampe. Prenderò un periodo di pausa almeno fino all’anno nuovo, poi comincerò a pensare a qualche nuovo progetto. Mi piacerebbe tantissimo scrivere un libro giallo, o magari anche un testo teatrale (cosa che non ho mai fatto)…chissà…
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