martedì 12 marzo 2024

Uno spazio su "Glosse alla vita", blog di poesia e letteratura


GLOSSE ALLA VITA è un blog di poesia e letteratura ideato e diretto dal prof. Pasquale Balestriere. Si tratta di uno spazio aperto a contributi di spessore, tra gli altri interessanti contenuti si segnala la rubrica UN POETA PER VOLTA. L'ultimo inserimento riguarda la poetessa Assunta Spedicato e quella di seguito è l'introduzione alle sue poesie:

"Di questa poesia più di ogni cosa convince la felicità delle immagini che spesso si coniuga con un’acuta capacità di osservazione e di registrazione, non priva di un’assorta propensione alla riflessione. E tutto ciò trova fondamento e piena realizzazione in un tessuto linguistico denso, pacato, fecondo." (P. B.)

https://glosseallavita.it/2024/03/un-poeta-per-volta-assunta-spedicato/



mercoledì 28 febbraio 2024

COME LA LUNA - la nuova silloge poetica di Assunta Spedicato

 IL PREMIO

Come da regolamento del 28° Premio letterario Maria Francesca Iacono, è stata pubblicata e consegnata in numero di 10 copie, la silloge di 12 liriche con inclusa la poesia COME LA LUNA, vincitrice  del 1° Premio per la Sezione Poesia. La raccolta adotta il titolo della poesia premiata.

MOTIVAZIONE
"Un canto d'amore puro, sincero, totale, in cui la figura diletta, che abita vaghe e indeterminate dimensioni, assume la funzione di punto di ritorno, di luce, verso cui tende lo spirito poetante fino annullarvisi e a brillare di riflesso, come la luna. Di questa intensa e fascinosa composizione, oltre alla potenza evocativa, convince in modo particolare l'assetto complessivo, cioè l'abito verbale, sintattico, metrico e ritmico in cui s'incarna, fondendosi in unità inscindibile, l'essenza del momento poetico."



lunedì 19 febbraio 2024

Per "L’intervista del Menestrello"

Ospite: Assunta Spedicato


1) Ciao Assunta e benvenuta alla rubrica Intervista del menestrello. Vuoi presentarti ai nostri lettori, utilizzando massimo 100 parole?

Ringrazio dell’invito e saluto i lettori del Menestrello. Sono nata e cresciuta a Bisceglie, ma circa vent’anni fa, per ragioni lavorative, mi trasferii a Corato dove attualmente risiedo. Non ho passioni particolari, amo leggere e osservare la storia, assistere a concerti di musica orchestrale, andare al cinema e a teatro, visitare mostre e musei, dedicare quel tanto che serve all’ esercizio fisico e, ovviamente, viaggiare. Come si può capire ho interessi che mi accomunano a tanta altra gente. Solo nei ritagli di tempo, per quel che posso, mi presto a fare del volontariato culturale.

2) Parliamo della pubblicazione “Ubriaco di vita i miei giorni”. Com’è nato questo progetto e cosa rappresenta per te?

Uscivo da un periodo difficile e sentivo di voler esprimere il mio rinnovato amore per la vita. Inevitabilmente, tutti i testi composti in quel periodo rispecchiano lo stato d’animo di allora. Ne venne fuori una raccolta che presentai alla terza edizione del Premio letterario internazionale Casinò di Sanremo “Antonio Semeria” che, con mia grande sorpresa, si ritrovò in finale insieme ad altri due lavori. Durante la serata conclusiva che si tenne presso il teatro del Casinò di Sanremo, un attore professionista lesse, dinanzi ad una giuria popolare, gli estratti senza attribuzione delle tre sillogi finaliste. La mia ottenne un punteggio superiore e vinse quell’ edizione. Il premio, oltre alla targa, consisteva nella pubblicazione della silloge vincitrice. Approdavo così, nel 2017, alla mia seconda pubblicazione.

3) Seleziona una poesia da “Ubriaco di vita i miei giorni” e pubblicala qui sotto. Come e’ nata questa poesia?

Nutro tuttora un particolare affetto per la poesia che vado a proporvi, perché esprime paure e incertezze confidatemi da un amico, il quale, a seguito di un grave incidente, stentava a recuperare stabilità fisica e affettiva.

Nel delicato istante

Non voltarti
non bruciarmi il tempo
rischiando di inciampare
nel rovescio del mio aspetto.
Finché non avrai chiara
la bontà d’ogni parola,
non guardarmi! Ascolta
l’incedere del verbo
al passo del cromatico ritmo;
cedi all’incalzante danza
e abbandona al fremito
ogni lembo della pelle.
Raccoglierò riverberi di luce
per diradare le ombre della sera;
sarò nel buio delle palpebre sopite
a rafforzare nel silenzio

l’intimità di una preghiera.
Estenderò la voce
sull’equilibrio delle tue note
per accedere a quel limbo
dove risiede l’armonia.
Sarà questa –spero-
la dimensione dell’immagine
che gioverà ai tuoi occhi
nel delicato istante in cui
ti volterai.

Questa poesia è inoltre stata premiata al IV Premio letterario internazionale “Isabella Morra, il mio mal superbo” e inserita nella raccolta del Premio edita da “La vita felice edizioni”.

4) Parliamo della pubblicazione “Dedalo in luce “. Come è nato questo progetto e cosa rappresenta per te?

Come “Ubriaco di vita i miei giorni”, anche “Dedalo in luce” è il frutto del conseguimento di un 1° premio, in questo caso si trattava del Concorso di Poesia “Alla ricerca della prima perla” indetto dalla MonteGrappa edizioni nel 2014. La raccolta si presenta suddivisa in tappe, come un percorso che prevede l’attraversamento di un labirinto, e dove, chi scrive, è animato dal desiderio di trovare una via d’uscita, di elaborare in maniera definitiva le lacerazioni del passato.

5) Seleziona un poesia da “Dedalo in luce” e pubblicala qui sotto. Come e’ nata questa poesia?

La poesia che vado a proporvi è inserita in quella che rappresenta la prima tappa della raccolta “Bagliori dalle creature”. In essa vi si incontrano delle presenze suggestive che richiamano ricordi e visioni, e rappresentano i fili di partenza, i punti saldi dai quali lasciarsi guidare. Tra queste presenze vi è quella di mio padre, un affetto importante che si manifesta in poesia per rispondere all’ urgenza di ricongiungimento.

Con la stessa valigia

Non ci fu tempo
per i saluti,
né per intuire
un’inversione di stagione.
Ci mancò
lo scambio degli sguardi
e la confessione dei timori
risarciti dall’abbraccio.
Non ci fu verso
di ritardare le risposte,
l’impatto
con l’immagine eloquente.
Mi tradì, allora,
l’insofferenza alla pena
e la pace provvisoria

barattata con la fuga.
Avrei dovuto estrarti
dalla valigia che ti scortava,
non certo dalla trama
di chi dimenticava.
Ma occorreva stabilire una distanza
per poter intercettare
la traiettoria dei riflessi
e la loro assoluzione.
Quella valigia è un corredo
che completa il mio bagaglio.
Non nuocerà il suo peso
né l’incognita trafila.
Avrò l’esempio per compagno
e un sorriso di clemenza.
Finché terrai la mano, padre,
adagiata sulla mia vita.

6) Ricopri il ruolo di giurata e soprattutto di Presidente. Cosa rappresenta per te questo ruolo?

Premetto che per natura non amo caricare d’importanza le cose in cui mi cimento. Amo le sfide e tutto ciò che può rappresentare occasione di crescita. Per tale ragione, quando me lo si chiede, accetto di misurarmi nel ruolo di giurata, ma l’approccio è disarmato, e comunque sempre guidato dalla sete di emozioni, dalla voglia di sorprendermi per le immagini evocate e dal racconto, che preferisco considerare slegato, con una vita a sé, e per nulla dipendente dalla considerazione che potrei avere dell’autore in quanto persona. Mi piace leggere, tutto qui! e quando leggo sono semplicemente una lettrice… e basta.
Anche il titolo di Presidente mi sta stretto. Per quanto mi riguarda, non lo sono mai stata... continua a leggere


martedì 13 febbraio 2024

1° Premio poetico internazionale online Poeti2000”, 2024 - Risultati


Il TEMA del 1° Premio poetico internazionale online indetto da "Poeti2000" è stato: LA PACE.
Il Premio era aperto a tutti i maggiorenni ed era a titolo gratuito.

La GIURIA era così composta:

Adolfo Nicola Abate (poeta e giornalista), Maria Alejandra Alburjas (responsabile di “Poeti2000 - Sud America”), Alberto Baroni (poeta e video maker), Anna Maria Antonietta Sarra (poetessa), Antonietta Crepaz (poetessa), Caterina Alagna (poetessa), Antonella Cimaglia (poetessa), Tiziana Furiesi (poetessa) e Carlo Molinari (poeta e fondatore di “Poeti2000”).


C'è stata un'affluenza buona (circa 100 partecipanti) e la qualità dei testi poetici presentati è stata medio/alta. Di seguito i risultati

Primo Posto: Tiziana Monari, "I passi nell'erba", 83/90

Secondo posto: Simona Grammatico, "Siamo pace", 81/90

Terzo posto ex aequo: Mario Santella, "Boom!!!", 79/90
Terzo posto ex aequo: Monica Fornelli, "Si vis pacem, para pace", 79/90
Terzo posto ex aequo: Valentina Rizzo, "Forse un giorno", 79/90

Quarto posto ex aequo (Premio della Giuria): Giuseppina Cuddé, "Mia dolce pace…", 78/90
Quarto posto ex aequo (Premio della Giuria): Loredana Borghetto, "Hanno dimenticato…", 78/90
Quarto posto ex aequo (Premio della Giuria): Sakya Pegoraro, "Vessillo bianco", 78/90

Quinto posto ex aequo (Menzione d'Onore): Annamaria Gazzarin, "Rosso d'alba", 77/90
Quinto posto ex aequo (Menzione d'Onore): Rosa Emilia Paticchio, "Carico di pace", 77/90

Lode poetica (media dell'8/10): Bruna Pellegrini, Stefania Furco, Federico Zucchi, Francesco Paolo Vitrano, Assunta Spedicato, Andrea Ravazzini.


Le PREMIAZIONI si sono svolte on line il giorno 12/02/2024, alle ore 10.00, sulla pagina Facebook di “Poeti2000 - Italia” (con apposito post fissato in alto) e sul sito web del Movimento Poetico (http://poeti2000.webnode.it).

mercoledì 31 gennaio 2024

Esiti del IV Premio internazionale di Poesia "PASSAPAROLA"... pensa, ascolta, scrivi


Il TEMA proposto alla quarta edizione è stato il seguente: 

COME LE RONDINI
ritrovare il borgo natio

"Ritrovarsi…fra lo scirocco e le reti dei pescatori, alla fontana del paese fra zampilli e tenere fra le mani pietre lisce e rugosi lapilli. Attraversare il ponte per arrivare alla chiesetta e scorgere da lontano il campanile che svetta. Fra il silenzio della neve, il vociare e una canzone…i giorni lieti della calda stagione dove il tempo odorava di pane, di scommesse… Oggi le radici raccontano di sogni realizzati o di smarrite promesse".


Elenco delle 60 opere selezionate per l'antologia del Premio in ordine alfabetico, e a seguire le opere selezionate con menzione speciale.


 Il borgo dell'anima di 𝗩𝗲𝗹𝗶𝗮 𝗔𝗶𝗲𝗹𝗹𝗼
 Questa aria è il tuo respiro di 𝗠𝗼𝗻𝗶𝗰𝗮 𝗔𝗺𝗮𝗱𝘂𝗰𝗰𝗶
 Terra mia di 𝗧𝗶𝘇𝗶𝗮𝗻𝗮 𝗔𝗺𝗲𝗻𝗱𝗼𝗹𝗮
 Catene di 𝗣𝗮𝗼𝗹𝗼 𝗔𝗻𝗴𝗲𝗹𝘂𝗰𝗰𝗶
 Lontana terra mia di 𝗔𝗻𝗴𝗲𝗹𝗮 𝗕𝗮𝗱𝗮𝗹𝘂𝗰𝗰𝗼
 Costacciaro di 𝗖𝗶𝗻𝘇𝗶𝗮 𝗕𝗮𝗿𝗮𝘃𝗶𝗻𝗶
 Come le rose di 𝗥𝗼𝘀𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗕𝗲𝗹𝗹𝗶
 Via Giosuè Toni di 𝗥𝗶𝘁𝗮 𝗕𝗼𝗰𝗰𝗮𝗰𝗰𝗶
 Ritorno a casa di 𝗥𝗶𝗻𝗮 𝗕𝗼𝗻𝘁𝗲𝗺𝗽𝗶
 Barga di 𝗩𝗮𝗹𝗲𝗻𝘁𝗶𝗻𝗮 𝗕𝗿𝗮𝗰𝗰𝗶𝗻𝗶
 C'era lla vita di 𝗔𝗻𝗴𝗲𝗹𝗼 𝗖𝗮𝗻𝗶𝗻𝗼
 Tra le nuvole la luna di 𝗚𝗶𝘂𝘀𝗲𝗽𝗽𝗲 𝗖𝗮𝗽𝗼𝗹𝘂𝗼𝗻𝗴𝗼
 Ricordi di 𝗕𝗲𝗿𝗻𝗮𝗿𝗱𝗼 𝗖𝗮𝗿𝗼𝗹𝗹𝗼
 Perché papà di 𝗥𝗼𝗺𝗲𝗼 𝗔𝗻𝘁𝗼𝗻𝗶𝗼 𝗖𝗲𝗰𝗰𝗮𝗻𝗴𝗲𝗹𝗶
 Come pronunciare un addio di 𝗕𝗿𝘂𝗻𝗼 𝗖𝗲𝗻𝘁𝗼𝗺𝗼
 Spettri di pietra di 𝗜𝘃𝗮𝗻𝗼 𝗖𝗵𝗶𝘀𝘁𝗲̀
 Il mio borgo marinaro di 𝗙𝗿𝗮𝗻𝗰𝗲𝘀𝗰𝗼 𝗖𝗶𝗰𝗰𝗮𝗿𝗲𝗹𝗹𝗶
 Come le rondini di 𝗔𝗻𝘁𝗼𝗻𝗶𝗼 𝗖𝘂𝗿𝗿𝗶
 Acquerello di 𝗠𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗗𝗮𝗶𝗻𝗲𝘀𝗲
 Bevagna nel cuore di 𝗖𝗮𝘁𝗲𝗿𝗶𝗻𝗮 𝗗'𝗔𝘀𝗰𝗲𝗻𝘇𝗼
 Le parole della mia terra di 𝗖𝗿𝗶𝘀𝘁𝗶𝗻𝗮 𝗗𝗲𝗮𝗻
 Al mio caro borgo di 𝗠𝗶𝗰𝗵𝗲𝗹𝗲 𝗗𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗣𝗼𝗿𝘁𝗮
 Il rumore del silenzio di 𝗚𝗿𝗮𝘇𝗶𝗮 𝗗𝗼𝘁𝘁𝗼𝗿𝗲
 Riposo di luoghi di 𝗠𝗲𝗹𝗮𝗻𝗶𝗮 𝗙𝗲𝗿𝗿𝗮𝗿𝗶
 A Bologna di 𝗙𝗶𝗼𝗿𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗙𝗶𝗻𝗲𝗹𝗹𝗶
 L'anima di Cingoli di 𝗦𝗮𝗿𝗮 𝗙𝗿𝗮𝗻𝗰𝘂𝗰𝗰𝗶
 Ti ho cercato di 𝗚𝗮𝗯𝗿𝗶𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗙𝘂𝘀𝗶
 Tra case di sassi di 𝗠𝗮𝗿𝗶𝗮 𝗙𝗿𝗮𝗻𝗰𝗲𝘀𝗰𝗮 𝗚𝗶𝗼𝘃𝗲𝗹𝗹𝗶
 Nel nido del cuore di 𝗔𝗴𝗻𝗲𝘀𝗲 𝗚𝗶𝗿𝗹𝗮𝗻𝗱𝗮
 Ho scelto la restanza di 𝗥𝗼𝗺𝘂𝗮𝗹𝗱𝗼 𝗚𝘂𝗶𝗱𝗮
 Echi di passati futuri di 𝗠𝗮𝗿𝗰𝗼 𝗟𝗮𝗺𝗼𝗹𝗶𝗻𝗮𝗿𝗮
 Borgo d'un tempo di 𝗜𝘁𝗮𝗹𝗼 𝗟𝗮𝗻𝗱𝗿𝗶𝗻𝗶
 Liete stagioni di 𝗣𝗶𝗲𝘁𝗿𝗼 𝗟𝗮𝗽𝗶𝗮𝗻𝗮
 La festa del patrono di 𝗘𝗹𝗶𝘀𝗮𝗯𝗲𝘁𝘁𝗮 𝗟𝗶𝗯𝗲𝗿𝗮𝘁𝗼𝗿𝗲
 Borgo che fu di 𝗚𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗠𝗮𝗰𝗿𝗶̀
 Dai pendii dei Vibi di 𝗗𝗲𝗮𝗻𝗻𝗮 𝗠𝗮𝗻𝗻𝗮𝗶𝗼𝗹𝗶
 Contursi Terme di 𝗥𝗮𝗳𝗳𝗮𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗠𝗮𝗿𝗼𝗹𝗱𝗮
 Gli ulivi respiravano d'argento di 𝗔𝘀𝘀𝘂𝗻𝘁𝗶𝗻𝗮 𝗠𝗮𝗿𝘇𝗼𝘁𝘁𝗮
 La carezza di 𝗥𝗶𝘁𝗮 𝗠𝗮𝘇𝘇𝗼𝗻
 Note di Silenzio e di Cristallo di 𝗔𝗹𝗲𝘀𝘀𝗶𝗼 𝗠𝗶𝗴𝗹𝗶𝗲𝘁𝘁𝗮
 Vicoli e memorie di 𝗚𝗶𝘂𝘀𝗲𝗽𝗽𝗲 𝗠𝗼𝗱𝗶𝗰𝗮
 Degli infiniti ritorni di 𝗡𝗲𝗿𝗶𝗻𝗮 𝗡𝗲𝗿𝗶𝗻𝗮 𝗣𝗼𝗴𝗴𝗲𝘀𝗲
 Il luogo del cuore di 𝗟𝗲𝗱𝗮 𝗣𝗮𝗰𝗲
 Paese nel silenzio di 𝗞𝗲𝗹𝗶𝘁𝗮 𝗣𝗮𝗻𝗮𝗰𝗰𝗶
 Il tocco della primavera di 𝗚𝗶𝘂𝗹𝗶𝗮𝗻𝗮 𝗣𝗲𝗽𝗽𝗼𝗹𝗼𝗻𝗶
 Paesaggio di 𝗦𝘁𝗲𝗳𝗮𝗻𝗼 𝗣𝗲𝗿𝗲𝘀𝘀𝗶𝗻𝗶
 Piuma di 𝗩𝗮𝗹𝗲𝗿𝗶𝗮 𝗣𝗲𝘁𝗿𝘂𝘇𝘇𝗲𝗹𝗹𝗶
 Ritorno nella casa dei nonni di 𝗔𝗹𝗲𝘀𝘀𝗮𝗻𝗱𝗿𝗼 𝗣𝗼𝗿𝗿𝗶
 Un posto raro di 𝗚𝗶𝗼𝘃𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗣𝘂𝗹𝗰𝗶
 Magia Antica di 𝗦𝘁𝗲𝗳𝗮𝗻𝗶𝗮 𝗥𝗼𝗻𝘇𝗶𝘁𝘁𝗶
 Settembre dorato di mosto e di vino di 𝗠𝗲𝗹𝗮𝗻𝗶𝗮 𝗥𝗼𝘀𝘀𝗲𝗹𝗹𝗼
 Ritorno al paese di 𝗖𝗹𝗮𝘂𝗱𝗶𝗮 𝗥𝘂𝘀𝗰𝗶𝘁𝘁𝗶
 A ccu ha scutari di 𝗝𝗼𝘀𝗲́ 𝗥𝘂𝘀𝘀𝗼𝘁𝘁𝗶
 Qalat-An-Nisa di 𝗘𝗻𝘇𝗮 𝗦𝗽𝗮𝗴𝗻𝗼𝗹𝗼
 Montalto di 𝗥𝗼𝘀𝗮𝗹𝗯𝗮 𝗦𝗽𝗮𝗴𝗻𝗼𝗹𝗼
 Una forma d’infinito di 𝗔𝘀𝘀𝘂𝗻𝘁𝗮 𝗦𝗽𝗲𝗱𝗶𝗰𝗮𝘁𝗼
 Nuvole di profumo di 𝗙𝗶𝗮𝗺𝗺𝗲𝘁𝘁𝗮 𝗧𝗮𝘃𝗼𝘀𝗮𝗻𝗶𝘀
 Il tuo venirmi incontro di 𝗠𝗮𝗿𝗶𝘀𝗮 𝗧𝗿𝗮𝗯𝗮𝗹𝘇𝗮
 Torino, Ti amo di 𝗚𝗮𝗯𝗿𝗶𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗩𝗮𝗶
 Coriandoli d'infanzia di 𝗠𝗮𝗿𝗶𝗮 𝗙𝗶𝗼𝗿𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗩𝗲𝗿𝗱𝗲

 𝗠𝗘𝗡𝗭𝗜𝗢𝗡𝗜 𝗦𝗣𝗘𝗖𝗜𝗔𝗟𝗜
 Il mio paese natio di 𝗔𝗻𝗱𝗿𝗲𝗮 𝗔𝗻𝘀𝗲𝘃𝗶𝗻𝗶
 Borgo di 𝗟𝘂𝗰𝗮 𝗕𝗶𝗮𝗻𝗰𝗮𝗿𝗱𝗶
 Voci di paese di 𝗧𝗲𝗿𝗲𝘀𝗮 𝗕𝗹𝗮𝘀𝗶
 Dove perpetuo risorge il vagito di 𝗖𝗹𝗮𝘂𝗱𝗶𝗼 𝗖𝗮𝗹𝗱𝗮𝗿𝗲𝗹𝗹𝗶
 Casolare Natio di 𝗙𝗿𝗮𝗻𝗰𝗼 𝗖𝗮𝗹𝘇𝗼𝗹𝗮𝗿𝗶
 È là, la felicità di 𝗕𝗲𝗹𝗶𝗻𝗱𝗮 𝗖𝗮𝗽𝗽𝗲𝗹𝗹𝗲𝘁𝘁𝗶
 Cammino di 𝗗𝗲𝗺𝗼 𝗠𝗮𝗿𝘁𝗲𝗹𝗹𝗶
 Il silenzio di 𝗔𝗹𝗱𝗼 𝗣𝗮𝗹𝗺𝗮𝘀
 Il mio fiore di 𝗕𝗲𝗻𝗶𝗮𝗺𝗶𝗻𝗼 𝗥𝘂𝗴𝗵𝗶
 Via Fonte di 𝗠𝗮𝗿𝗶𝘀𝗮 𝗩𝗮𝗹𝗹𝗼𝘀𝗰𝘂𝗿𝗼

Presidente del Premio Flavia Scebba

Le premiazioni si  terranno a Spello presso il Teatro Subasio, in data domenica 3 Marzo alle ore 10.



martedì 23 gennaio 2024

Intervista a Davide R. Colacrai, Premio della Critica "Gabriella Valera Gruber" al XVIII Premio letterario NCC

"Spogliata da tutte le pretese e le aspettative,
spogliata da una tradizione che l’ha snaturata
in uno sbadiglio lontano dalla gente,
nuda nei suoi versi, la poesia siamo noi"


Colacrai è un poeta dallo stile inconfondibile, elegante e sciolto. Ha cominciato a farsi notare già dal 2008 tastando il terreno dei Concorsi letterari, competizioni che gli hanno consentito di collezionare diversi consensi, e non solo in Italia.

Purtroppo per noi, l’idea di riservare un’intervista a questo particolare artista non è per nulla un fatto nuovo. Di Davide Rocco Colacrai, infatti, grazie a diverse interviste, recensioni e note biografiche reperibili in rete, possiamo dire di saperne a sufficienza

e dunque, prima di partire con le domande, ci permettiamo di fare un breve riepilogo:

Nato a Zurigo, da più di vent’anni vive e lavora in provincia di Arezzo. Laureato in Giurisprudenza nel 2010, dopo la specializzazione e un Master Universitario di II Livello in Psichiatria forense e Criminologia, oggi svolge la professione di Giurista e Criminologo. Di recente ha dato alla luce la sua decima silloge dal titolo “D come Davide-Storie di plurali al singolare”.


A proposito di quest’ultima creatura, sicuramente avrai in programma una nuova presentazione, ci dici dove e quando?, e soprattutto vorremmo che tu ci rivelassi qualche dettaglio dello spettacolo teatrale che avrai sicuramente preparato anche per quest’ultimo lavoro.

Per prima cosa vorrei ringraziarti per l’ospitalità. Confesso che non vedo l’ora di partire con uno spettacolo di – come amo definirlo io – poesia in teatro, con cui portare i miei versi alle persone e riflettere insieme sulla Storia Contemporanea, affinché si possa formare un pensiero critico con cui crescere umanamente e difendersi e con cui evitare la ripetizione di giudizi e pregiudizi che abbiamo già sperimentato e dai quali forse abbiamo imparato poco o niente. Perché il vero obiettivo di questi spettacoli è proprio questo: riscoprire la poesia come essenza viva, e fare in modo che essa possa stimolare la curiosità, e con la curiosità uno studio o almeno un approfondimento dei fatti e delle persone di cui i versi si fanno portatori e così condurre ad una riflessione su noi stessi e sul contesto storico nel quale viviamo. Spogliata da tutte le pretese e le aspettative, spogliata da una tradizione che a mio avviso l’ha snaturata in uno sbadiglio lontano dalla gente, nuda nei suoi versi la poesia siamo noi. E spero che chi mi leggerà e che mi ascolterà si lascerà prendere per mano per raggiungere insieme quella che per alcuni sarà una scoperta e per altri una consapevolezza, cioè che la poesia è qualcosa che vive ed è tangibile, e spero di farlo di persona con il mio prossimo spettacolo – minimalista come lo immagino, e intimo anche; uno spettacolo che però è ancora in fase di costruzione.


Tra le altre cose, si legge di te che nel tempo libero ami cimentarti al pianoforte e suonare anche l’arpa. Hai compiuto studi musicali oppure sei un autodidatta? Inoltre, come te la cavi con il solfeggio?

Confermo volentieri di aver iniziato a studiare pianoforte da bambino, in quanto per i miei genitori era importante dare una educazione musicale a tutti figli. Dal pianoforte poi sono passato al flauto, ho cercato di avvicinarmi alla chitarra ma senza successo e per molti anni mi sono allontanato dalla musica. Durante la pandemia mi sono riavvicinato al pianoforte e ho permesso alle mie dita di esercitarsi nuovamente (cosa che pochi sanno essere fondamentale). Tuttavia ho sempre percepito il pianoforte come uno strumento che mi limitasse, che non permettesse una mia espressione al contempo libera e completa. Per questo motivo ho deciso – forse con un po’ di quell’incoscienza che accompagna l’età matura e anche con un po’ di coraggio – di fare una nuova esperienza: mi sono iscritto ad un percorso di Musicoterapia e ho acquistato un’arpa. Uno strumento che ho imparato a scoprire allo stesso tempo con pazienza e meraviglia e del quale mi sono piano piano innamorato in quanto è lo strumento che, per quanto mi riguarda, si avvicina e mi avvicina di più alla poesia: infatti ci sono momenti di straordinaria identificazione con l’Universo: alcuni incredibili nel senso che riesco a percepire l’infinita bellezza che respira intorno a noi, altri dolorosi nella misura in cui vivo l’Universo che piange tutti quei sogni che i suoi figli hanno smesso di sognare.


“La musica è una matematica sonora. La matematica, una musica silenziosa” questa la citazione di Edouard Herriot (uomo politico francese dai primi del ‘900, nonché scrittore), con la quale si esprime circa il noto “Rapporto tra musica e matematica”. Avendo tu come qualità anche quella di amare la matematica, visto che durante il tempo libero la insegni, ci dai una definizione di come tu vedi il rapporto tra... poesia e matematica?

A questo proposito, non posso non citare il titolo di uno miei libri: “Asintoti e altri storie in grammi”, edito da Le Mezzelane Casa Editrice nel 2019. Per quanto mi riguarda, vivo la poesia e la matematica come una specie di divertissement nel senso di ritenere che entrambe siano dotate di un meraviglioso senso dell’umorismo: la poesia può essere dolce e velenosa, la matematica finemente sarcastica. Inoltre entrambe sono, a mio avviso, caratterizzate da un comune denominatore che possiamo cogliere nella loro inafferrabilità. Entrambe infatti sono la chiave a molteplici e inesplorate dimensioni, che sono in grado di sentire, di percepire e di capire ma che non riesco a spiegare veramente, in modo compiuto, come se le parole non fossero abbastanza o sufficientemente grandi, o meglio: come se si trattasse di un’altra lingua, comprensibile soltanto da quella nostra parte che va oltre i sensi. Infine entrambe amano farsi corteggiare: un giorno e l’altro pure. Quanto detto mi fa pensare che la poesia e la matematica siano entrambe riconducibili all’uomo-anima escludendo per l’uomo-fisico la possibilità di conquistarle e farle sue.


Sappiamo di te che, prima di questa edizione, avevi già ricevuto in premio la statuina simbolo dell’Associazione: nel 2014 per la Poesia inedita e nel 2016 per la Poesia a valore religioso. Ritieni che da allora ad oggi il tuo stile sia cambiato?

È vero che, negli anni, ho ricevuto più volte la bellissima statuina simbolo dell’Associazione, e ne sono profondamente onorato. Sono dell’idea che ogni autore abbia il suo stile con il quale lo possiamo identificare e riconoscere, e anche che questo stile sia un specie di perimento all’interno del quale ci evolviamo continuamente, giorno dopo giorno. Pertanto credo che, rispetto a quando ho iniziato, si sia verificato una scoperta prima e una definizione dopo del mio stile, e attraverso la definizione una maggiore consapevolezza: della parola, del verso, del poeta che gioca a nascondino con i lettori.


“Il ragazzo che salì sulla collina dei poeti – aula N. 418”, questo il titolo della poesia premiata alla 18ᵃ edizione del nostro Premio letterario. Riportiamo di seguito la motivazione al testo del prof. Gianni Antonio Palumbo in quanto vorremmo che l’autore ci fornisse ulteriori coordinate per saperne di più, ad esempio da cosa e da chi ha tratto l’ispirazione per comporre un così notevole testo.

“Il ragazzo che salì sulla collina dei poeti – aula n. 418 è testo che emerge per numerosi pregi. È la genesi di un incontro, quello con la scrittura poetica, figlia di un senso di diversità e di inevitabile solitudine al cospetto di un microcosmo rappresentativo della società: “la scuola, i suoi figli e le madri - / stretti insieme come conchiglie nella mano innocente e maldestra di un bambino”. Il verso, a tratti lungo, ben si adatta a questo ritmo di narrazione e introspezione, in cui la voce che dice “io” ci accompagna con delicatezza in un mondo interiore meritevole di scoperta. Le immagini sono tutt’altro che scontate; si pensi al bell’incipit: “Ricordo che mi sentivo stretto nella mia aula / quasi fosse un cuore di nodi gordiani / con i quali definirmi secondo una coniugazione che non era la mia”. Fa capolino, come si diceva, il verso lungo, che, non a caso, smorza la musica dei primi due versi e ci consegna alla prosa della quotidianità: l’incomunicabilità, il senso di inappartenenza ai canoni e ai modelli che il conformismo impone. Nel prosieguo affiorano simboli antropologici e cristiani quale l’agnello (vessillifero del motivo del φαρμακός), sostenuti dalla tensione azzurra verso l’infinito, in un testo che rifugge la banale retorica e si segnala per nitore del linguaggio e intensità espressiva.”

Gianni Antonio Palumbo.


Chi conosce la mia poesia, sa che i miei versi sono accompagnati spesso e volentieri da note nelle quali mi preme e mi piace condividere specifiche coordinate sul fatto o sul personaggio storico di cui i versi parlano, anche perché si tratta in molti casi di fatti e personaggi che non sono conosciuti o ricordati in Italia. Fatta questa premessa, è importante raccontare che la poesia premiata è stata ispirata da un’opera teatrale dal titolo “Il nodo”, in cui si affrontano temi più attuali che mai come la scuola, il bullismo e il suicidio. Si tratta di una pièce talmente cruda – nella rappresentazione e nella cadenza – che ho dovuto vederla due volte prima di essere nella condizione di accogliere, pensare, mandare giù e infine scrivere la mia versione della storia.


Il Premio della Critica da noi istituito porta il nome di una scrittrice e operatrice culturale che sicuramente hai conosciuto: Gabriella Valera Gruber, presidente dell'Associazione culturale triestina "Poesia & Solidarietà". Quanto conta per te aver ricevuto un riconoscimento a lei dedicato?

Ho avuto il piacere di incontrare una sola volta, all’inizio della mia carriera, intorno al 2010, Gabriella Valera Gruber. E il mio ricordo è necessariamente legato alla città di Trieste, che all’epoca visitavo per la prima volta e di cui mi innamoravo perdutamente a prima vista. Una città che – come ho detto spesso negli anni – ha il mio stesso respiro. E vedermi assegnato questo riconoscimento è stato, per me, una emozione difficile da tradurre in parole, soprattutto perché mi ha colto di sorpresa e le sorprese non si realizzano mai fino in fondo, ci lasciano spesso in uno spazio simile al dormiveglia. Tuttavia chi mi conosce, sa che ogni premio che i miei versi ottengono è, per me, il primo: infatti non riesco a dare per scontato che una poesia piacerà, e non ho l’abitudine al successo.


Ringraziandoti per la disponibilità, vorremmo concludere chiedendoti di svelarci il sogno non ancora realizzato a cui più tieni.

Ho un solo sogno che vorrei realizzare – una famiglia.


Con l'augurio che il tuo sogno si possa realizzare quanto prima, saluto te e i tuoi affezionati lettori.

Assunta Spedicato.


martedì 16 gennaio 2024

III Premio letterario "Lo Spirito del Natale", le classifiche poetiche

La sera del 15 gennaio 2024, in diretta streamYard su Facebook, si è svolta la cerimonia di proclamazione dei Vincitori del Premio letterario "Lo Spirito del Natale", III Edizione.

L'iniziativa è stata promossa da LA CASA DEL MENESTRELLO (nella persona del poeta scrittore Domenico Faniello) in collaborazione con l'ASSOCIAZIONE CULTURALE MATERA POESIA 1995


REGOLAMENTO disponibile al seguente LINK


Per le Sezioni poetiche (la A a tema "Lo Spirito del Natale" e la Sezione D a tema libero), la GIURIA, presieduta da Alessandra Prospero, era composta da: Roberta Placida, Assunta Spedicato, Federico Del Monaco e Stefano Baldinu.

VINCITORI SEZIONE A

1° Premio a Elisabetta Liberatore con Come il mondo (ricordi Natalizi)

Motivazione a cura di Roberta Placida
La poesia, delicata e struggente, trasporta il lettore nella fiaba del Natale visto con gli occhi di bambina: tutto appare più grande - “la bambola alta come il mondo”, “l’albero più alto del mondo” - e il tempo sembra sospeso “nel gioco interminato di piccoli”. L’autrice interpreta lo spirito del Natale con i sentimenti della nostalgia e della malinconia che pervadono l’intera lirica e che si declinano in immagini raccolte tra i labirinti della memoria e del sogno.

2° Premio a Graziella Di Bella con Cosa ne sa la mia stella di Natale

Motivazione a cura di Federico Del Monaco
Il ricordo nel rimpianto di giorni perduti ci rammenta di vivere nel presente, traendo dal nostro vissuto tutta la felicità possibile. Quando la tristezza prenderà posto a tavola porterà momenti difficili perfino da comprendere pienamente. Componimento intenso e originale nell’esprimere l’incapacità dell’accettazione attraverso il mancato dialogo con la materia. Le consuetudini sopravvivono in nuove lacrime. La fotografia di un dolore non ancora superato.

3° Premio a Carmen Venturella con Dopo la mezzanotte

Motivazione a cura di Stefano Baldinu
In questo testo ben strutturato e suggestivo la poeta Carmen Venturella si è data il compito di dare una risposta ad un quesito che ad ognuno di noi almeno una volta si è posto: che cosa accade dopo lo scoccare della mezzanotte e il tempo di avvento lascia il posto a quello di Natale? Pare, allora, di osservare l’autrice invitarci a seguirla al di là di una ipotetica porta a scoprire cosa si celi dietro il mistero del Verbo fatto carne, dell’inverno che ha sostituito l’autunno prendendo possesso della natura. La poeta, grazie ad un dettato che si conserva sicuro dall’inizio alla fine, constata che se in realtà pare non si siano verificati cambiamenti apparenti, “il bimbo è ancora bimbo/fra le braccia della madre”, qualcosa è mutato, “Palpiti di sogni/prendono forma/nelle anime in pena” o “la gente si incammina lenta/verso le case/e i presepi in attesa”, ovvero una rinnovata speranza che faccia allontanare la croce, il dolore e le violenze, incarnata da una giovane, timida luna postasi, quasi in sostituzione della stella cometa, a guida e richiamo ad una umanità dispersa in ogni angolo del mondo a riunirsi. Di pregio la chiusa dove il distico risuona come un monito ad ognuno a non lasciare che una speranza rimanga solo tale, ma divenga piena e compiuta certezza.

 

VINCITORI SEZIONE D

1° Premio a Claudia Palombi con Antica sete

Motivazione a cura di Alessandra Prospero
La perdita narrata su preziosa metafora di filigrana, la stessa che ricopre le membra che un dì ci accudirono e ci sostennero. Il tempo che passa inesorabile cambia inevitabilmente anche le fattezze del volto più amato, il quale, nel suo incedere verso il Passaggio, diviene specchio, premonizione e sempiterno rimpianto. Deflagrante nella sua compostezza, e per questo struggente, la strofa pentastica iniziale è il fulcro del componimento che, in un insospettabile e quasi accennato ribaltamento concettuale, nella perdita dell’archetipo ci offre una chiusa che inneggia alla vita che primigenia ci originò. Perché, se è vero che “Il tempo passa senza chiedere scusa”, come affermò il disegnatore giapponese di manga Jirō Taniguchi, è addirittura imprescindibile che chi ci ha preceduto è il greco sêma, "segno" che, come la semantica, dà un significato al nostro andare nel mondo, anche quando non c’è più chi fu sorgente vitale.

2° Premio a Grazia Dottore con Bacio la mia terra

Motivazione a cura di Stefano Baldinu
Sono versi forgiati nel dolore e nello struggimento quelli della poesia di Grazia Dottore. La poeta dimostra di aver raggiunto piena consapevolezza e maestria nell’utilizzo degli strumenti poetici e umani e una maturità tale da permetterle di restituirci intatto tutto il dramma di chi subisce la violenza della guerra ed è costretto a lasciare, per poco tempo o, forse, per sempre, il proprio Paese natio. Grazia Dottore riesce a farsi della stessa sostanza del protagonista il quale un istante prima di varcare la frontiera della Nazione che lo accoglierà si volta idealmente indietro e rivede, in rapida sequenza, tutto l’orrore, la violenza e lo scempio causati dalla guerra e con un dolore composto, ma allo stesso tempo lancinante, intona un doloroso canto di addio paragonabile, pur in un ambito differente, solo al celebre “Addio monti…” pronunciato da Lucia nel capolavoro manzoniano dei “Promessi Sposi”.

3° Premio a Elisabetta Biondi Della Sdriscia con Ombre

Motivazione a cura di Assunta Spedicato
In “Ombre” si osservano due distinte proiezioni: la prima implica lo sguardo verso l’esterno, verso l’altro uguale e differente da sé; la seconda, invece, volge all’interno, a raccogliere sfumature nascoste. In entrambe si palesa un’ombra, una figura dal duplice significato la cui scelta evidenzia, insieme ad altri particolari stilistici, le notevoli qualità espressive dell’autrice. Per un verso lei, idealmente attratta da frammenti sconosciuti di altre vite, si identifica nell’ombra notturna frutto di luce artificiale, per l’altro, l’ombra è intesa come un velo impalpabile di tristezza o di malinconia che per pochi istanti cala nell’animo dell’osservatore a opacizzare la luce interiore. Sotto osservazione, con l’ausilio di luci ed ombre, è l’ineluttabilità del tempo. Un tema ricorrente che l’autrice affronta con un linguaggio nitido, e senza mai scadere nel lamento. Aspetti che facendo leva sulle consapevolezze acquisite, restituiscono un agile cambio di prospettiva con significativi spunti di riflessione.

 

La registrazione della puntata è disponibile QUI


giovedì 21 dicembre 2023

Intervista a Tiziana Monari, 1° Premio Sezione Poesia al XVIII Premio letterario NCC

 a cura di Assunta Spedicato



Chiunque provi a digitare il suo nome in rete potrà facilmente verificare che Tiziana Monari è un’autrice molto apprezzata, soprattutto nell’ambiente dei premi letterari. Lungo è infatti l’elenco dei riconoscimenti da lei conseguiti nell’arco di circa 16 anni di attività come scrittrice. Ma di Tiziana, oltre al fatto che è nata a Monghidoro e che attualmente vive e lavora a Prato, in realtà si sa ben poco.

Come hai scritto, sono nata a Monghidoro, un piccolo paese sull’Appennino tosco emiliano. Quando avevo quattro anni i miei genitori si sono trasferiti a Prato, io però ho trascorso ancora lunghi periodi di tempo insieme ai nonni nella quiete della montagna. Ho seguito studi umanistici letterari per poi sposarmi giovanissima con Roberto che da tantissimi anni è il mio compagno di vita insieme a due cani (Derek e Scilla) e ad un gatto (Emilio). Mi piace viaggiare (ho visitato 76 stati del mondo), leggere, amo immensamente gli animali e sono vegetariana quasi vegana.


Da ragazzina, quali erano i tuoi sogni?, e la scrittura, quando hai capito che avrebbe fatto parte della tua vita?

Non avevo grandi sogni, il più grande era quello di scappare dalla città alla fine della scuola per tornare in quella montagna che abitava lo spazio infinito del mio cuore. Durante l’estate leggevo libri su libri, mi immergevo nelle storie creando un mondo parallelo a quello reale, allargavo i miei orizzonti appagandomi con la ricchezza della lettura. Che la scrittura avrebbe fatto parte della mia vita l’ho scoperto molti anni dopo durante un viaggio in Perù. Ho scritto un articolo sulle bellezze di questo paese in prosa poetica che poi ha vinto un concorso su una rivista di viaggi. L’anno dopo sono andata a Cuba e anche lì ho messo su carta le sensazioni di quella terra. Al rientro a casa ho spedito tutto ad un altro concorso classificandomi al primo posto con una silloge di poesie. Così è nato il mio primo libro “Il cielo capovolto”.


Attestato con la motivazione per la Poesia premiata



Tiziana, ti va di raccontare un po’ della tua infanzia, che bambina eri?

Ero una bambina solitaria, ho sempre avuto uno scarso interesse per i rapporti sociali e anche da piccola preferivo dedicarmi ad attività intime e tranquille. Mi piaceva stare da sola ed estraniarmi dal contesto per concentrarmi sul mio mondo interiore, sui miei pensieri e sulle fantasie. Avevo una mia sicurezza spirituale per cui ero capace di stare da sola senza alcun problema, insieme solo ai miei nonni che mi facevano stare bene con il loro amore incondizionato.


Ho letto di te che ami molto leggere, qual è l’autore che per primo e più di altri ti ha impressionata?

Sicuramente Camilleri, uno scrittore che sapeva essere popolare ed intellettuale insieme. Un uomo che è sempre riuscito con i suoi racconti a mettere in risalto i fatti e le figurine ridicole che hanno invaso il nostro paese intrattenendoci brillantemente e nello stesso tempo denunciando gli scandali che stavamo vivendo. E’ riuscito a sedurci con personaggi comuni e con una Sicilia tra cartolina e caricatura. Un narratore capace che sapeva creare storie avvincenti che conquistavano il pubblico facendogli dimenticare il tempo del presente per proiettarlo nel tempo e nello spazio della storia.




I tuoi versi, che ho avuto il piacere di apprezzare, sono dei veri e propri viaggi emotivi, sono ricchi di immagini che sanno esprimere luoghi e situazioni. Qual è la scintilla che ti spinge a intraprendere quei viaggi?

La scintilla che mi porta a viaggiare nel mio inconscio è il dolore. Nel tempo nella mia vita si sono accumulati tanti momenti difficili, che ho vissuto in compagnia del dolore e del silenzio.

La poesia mi ha dato la capacità di vedere attraverso questi dolori, come se la loro funzione avesse uno scopo, uno scopo che andava al di là delle mie possibilità del momento ma che mi riguardava in una maniera molto profonda. I dolori che non potevo condividere con altri, li ho condivisi con la poesia, che è riuscita a collegare la mia mente con il mio cuore attingendo risorse da una parte del mio mondo interiore in gran parte inesplorato. Quella sensibilità che molti attribuiscono alla mia poesia non è altro che una visione della vita dolorosa, vista con gli occhi di una donna che ha sofferto e sta soffrendo molto.

Quale aggettivo affiancheresti alla parola sensibilità per meglio definire la tua?

Direi sensibilità innata e dolorosa.

 

Nella scala dei valori, a quale riserveresti il gradino più alto?

Alla compassione ed al rispetto per gli animali. Sono stanca di questo mondo omologato, irreggimentato, valutato esclusivamente sul criterio della vendita e del consumo. Un mondo che ha come unico orizzonte la materia e il profitto e che impone ai suoi abitanti, in maniera subdola, la totale anestesia del cuore. Sono stanca del randagismo, degli orrori della vivisezione, della sofferenza degli animali selvatici nei circhi, della crudele follia degli allevamenti intensivi. Gli animali sono creature fragili e indifese e i crimini contro di loro mi disgustano per la sproporzione del potere tra la vittima ed il carnefice. Credo che una cultura in cui si sviluppano forme di violenza contro gli animali abbia come riferimento un modello di vita basato sulla prevaricazione, sull’aggressività sistematica, sul disprezzo per le ragioni dei più deboli. E una società che trova nella sofferenza un significato ad un’esistenza vuota e noiosa è una società senza valore, senza rispetto per la vita.


Ami molto leggere e viaggiare, c’è altro a cui ti dedichi?

Guardo le serie noir in tv (sono una grande appassionata di gialli), leggo fumetti (Topolino, i Peanuts, Lupo Aberto e Julia e coccolo (almeno una mezz’ora ogni sera) i miei cani ed il mio gatto.

A cosa stai lavorando attualmente? Hai mai pensato di scrivere per il Teatro?

Ho finito adesso due sillogi di poesie che sono state date da pochissimo alle stampe. Prenderò un periodo di pausa almeno fino all’anno nuovo, poi comincerò a pensare a qualche nuovo progetto. Mi piacerebbe tantissimo scrivere un libro giallo, o magari anche un testo teatrale (cosa che non ho mai fatto)…chissà…





domenica 17 dicembre 2023

Cerimonia di premiazione del III Premio nazionale di Poesia "Alessandro Fariello – Sulle ali della libertà"

Venerdì 15 dicembre 2023, presso il Castello Normanno-Svevo di Sannicandro di Bari, alla presenza di un attento e nutrito pubblico, si è svolta la cerimonia conclusiva del Premio di Poesia ideato dal dott. Vito Plantamura per ricordare Alessandro Fariello, giovane affetto da SMA recentemente scomparso, a sua volta poeta e autore di diverse raccolte.

Bando reperibile al seguente LINK

Il tema proposto per la Sezione Senior è stato il seguente: “LA STAZIONE - UN IMMAGINARIO EVOCATIVO”


Nella foto la conduttrice Chiara Longo e l'ideatore dell'iniziativa Vito Plantamura


All'invito rivoltomi a partecipare al concorso ho risposto con piacere, presentando un componimento rispondente al tema proposto e dedicato proprio ad Alessandro.

La Giuria composta da MARIO SICOLO (Presidente), CHIARA CANNITO (Scrittrice e manager culturale), LUISA DI FRANCESCO (Scrittrice e poetessa, già vincitrice del 1° Premio alla seconda edizione), ROSSELLA GIUGLIANO (Attrice, regista), NICOLA LAVACCA (Giornalista di Avvenire e Famiglia Cristiana), VITO PLANTAMURA (Docente, Presidente Associazione Angeli senza Frontiere) e HAFEZ HAIDAR (International President), ha ritenuto assegnare il 2° Premio al mio testo, intitolato VIAGGIO IN-DIRETTO (al poeta guerriero),

Ringrazio la Giuria, gli organizzatori e i genitori di Alessandro, persone speciali che ho avuto il piacere di conoscere durante la serata.





Targa e Opera d'Arte gentilmente offerta dalla scultrice Lucia Schiavone

venerdì 8 dicembre 2023

Intervista a Michela Buonagura, 1° Premio Sezione Racconto al XVIII Premio letterario NCC



a cura di Assunta Spedicato

Michela Buonagura, il suo nome non ci è nuovo. Anche qui, come nella precedente intervista, ritroviamo un’autrice già premiata in due delle passate edizioni del Premio letterario, in quanto distintasi per contenuti e stile narrativo.

In “Voglio di più”, il racconto vincitore del Primo Premio nell’edizione appena conclusa, lei torna a regalarci una storia declinata al passato che mette al centro una figura femminile umile per condizione ma al tempo stesso potente nello spirito. Sembra quasi che lei, attraverso la scrittura, voglia ridare credito a quell’immagine di donna a lungo sminuita dalle convenzioni. Se è così, da quale episodio o momento della sua vita è scaturita dirompente questa sua premura? Si racconti.

- La figura femminile che in un modo o nell’altro lotta per riscattarsi è ricorrente nei miei scritti, sia in prosa che in versi. Nasce da un vissuto politico che affonda le radici nella mia gioventù, che mi ha vista sempre impegnata nella lotta per la conquista e la difesa dei diritti delle donne, contro le discriminazioni di genere che purtroppo persistono, fissate in modi di dire e stereotipi diffusi da tanta pubblicità, e finanche nelle opere artistiche. Sono storie che aspirano alla quotidianità, al vero, che narro cercando di immedesimarmi nel vissuto delle protagoniste, seguendone la parabola del cambiamento e della crescita.


Di recente ha dato alla luce una raccolta di racconti dal titolo “Conto i passi” – Storie di disamore. Chi sono le protagoniste dei suoi racconti? Ci parli della sua creatura.

- Il mio libro Conto i passi rappresenta un punto di partenza, ma anche di sintesi di un'esperienza più che decennale, che mi ha vista impegnata, attraverso eventi, convegni, flash mob contro il fenomeno della violenza sulle donne. Infatti il titolo Conto i passi nasce da un testo poetico presente nella raccolta Viaggiamo fuori rotta, pubblicato qualche anno fa, e ha per sottotitolo Storie di disamore, col fine di denunciare quello che molto spesso, più di quanto si creda, viene chiamato amore, ma ne è in realtà la sua falsificazione. Ma nasce anche da un episodio specifico che rappresenta l’eccezionalità nella prossimità. Accadono fatti atroci che ascoltiamo in televisione, leggiamo sui giornali, proviamo orrore, pena, poi ce ne dimentichiamo. Pensiamo sempre che possa accadere altrove, che possa accadere agli altri, come se gli altri fossero esseri senza fisicità, non li mettiamo a fuoco, sono indistinti. Poi succede nel tuo paese o in un paese vicino. Ne resti sconvolta. Senti la necessità di capire, di coglierne il senso, se c’è un senso. La scrittura ti apre la porta, ti permette di entrare in empatia con i sentimenti degli altri, di soffermarti sulle parole, sui gesti, sui pensieri. Su queste pagine ho attraversato le vite di donne martoriate, mogli, madri, figlie. Ho accompagnato lungo un percorso doloroso bambine violate, ragazze tradite, ferite nella loro ingenuità e fiducia verso gli uomini. Dalla lettura dei 29 monologhi viene fuori una fragile psicologia femminile, fatta di insicurezze, di disistima di sé, di ingenua spavalderia, di un amore incondizionato che porta alcune donne all’annullamento e altre a dimostrare tutto il coraggio di cui sono capaci nel riprendere in mano la loro vita.
Attraverso il racconto delle loro esperienze, si definisce una casistica della violenza di genere, legata ad ambienti e contesti disparati, in cui il maltrattamento e la coercizione appaiono come disvalori trasversali di uomini che non hanno più nulla di umano. Quindi, parlo anche di uomini, non solo di donne. Si parla sempre delle vittime, poco dei carnefici. E invece bisogna mostrarne i volti, dire i loro nomi più delle vittime, il fenomeno andava esplorato anche da questo lato. La violenza di genere è strettamente connessa alla cultura patriarcale, viene esercitata da uomini dalla mentalità maschilista, uomini normali, come ne conosciamo tanti, che non vogliono essere detronizzati, che considerano la donna un oggetto di loro proprietà, vogliono deciderne la vita e quando questo non è possibile, usano la violenza in tutti i modi possibili e con tutti i mezzi. Sono fidanzati, mariti, compagni, o semplicemente degli sconosciuti. Sono maschi che compiono delitti efferati perché incapaci di accettare un no, è finita, non ti amo più. Maschi convinti che la donna vada gestita come una proprietà personale, possesso. Pervasi dalla becera idea che la compagna sia un bell’oggetto da esibire, a volte per status, riflesso di un modo di pensare che non ha nulla a che vedere con l’essere uomo. Nel mio libro gli aguzzini si esprimono con un linguaggio maschio che cerca consenso, giustifica l’azione commessa, utilizza stereotipi che appartengono a una visione maschiocentrica dei rapporti umani, ottusi e brutali nell'affermazione della loro virilità, capaci di feroci menzogne pur di prevaricare e dominare. Urgeva sottolineare, affinché fosse messa in luce la necessità di agire su questo modo di pensare e di comportarsi. Non è stato facile penetrare anche nella profondità di queste nature fredde e volgari, strapparne le viscere, svelarne gli inganni, ma credo che l'opera di un'artista debba avere uno sguardo sul mondo lucido e a volte spietato, uno sguardo che non ha paura, che non si offusca, che non indugia nella commiserazione. L'opera di un'artista non deve aspettarsi il consenso facile, l'accettazione incondizionata, deve essere disturbante, urlare in faccia il torto, il male che si annida nella quotidianità di una stanza apparentemente calda e accogliente, dai colori vivaci e accesi, magari di un rosso brillante e di materia grigia. I monologhi esprimono una varietà di sentimenti con parole amare, sussurri, singhiozzi, urla disperate che si levano dolenti come da un inferno dantesco. E per farlo utilizzo tecniche narrative non facili, a partire dal monologo interiore e il flusso di coscienza, imponendo alla materia un senso di straniamento.


Al termine di una gratificante carriera come docente di Lettere, in che modo ha riorganizzato il suo tempo?

- Seneca, nel suo trattato "De Brevitate Vitae", sosteneva che un giovane che avesse condotto la propria vita con virtù avrebbe vissuto appieno, a differenza di un anziano abituato al lusso. Personalmente, non ho dovuto riorganizzare la mia vita, poiché ho sempre vissuto immersa nella letteratura, nella scrittura e nei rapporti umani. Nonostante la conclusione della mia carriera di insegnante, continuo a coltivare preziosi legami educativi. Partecipo a convegni, eventi, contribuisco alla progettazione e realizzazione di progetti nell’associazione Gruppo Archeologico Terra di Palma, nel quale sono anche responsabile della biblioteca.


Il ruolo di educatore richiede una prontezza nel dare e nel ricevere. Quanto le manca la scuola? 

- La scuola mi manca per la gioia di contribuire alla formazione e per i legami significativi con gli studenti, ma fortunatamente con tanti il rapporto continua. Mi parlano dei loro sogni, delle difficoltà, dei successi universitari. In questo dare e avere ricevo tanta ricchezza, sono giovane insieme a loro, non resto indietro. Mi reputo fortunata.



Se seduti ai banchi di fronte a lei ci fossero i ragazzi degli anni ’80, quale argomento tratterebbe per loro?

- Se mi trovassi di fronte ai ragazzi degli anni '80, affronterei gli stereotipi di genere radicati in quel periodo, incoraggiando una mentalità più inclusiva e consapevole. La discussione mirerebbe a sensibilizzare sulla necessità di promuovere l'uguaglianza di genere, contribuendo così a plasmare una società più equa e rispettosa. Ma più che ai giovani degli anni ’80, preferirei parlare ancora ai giovani del nostro tempo, che vedo più difficile e complicato. I giovani degli anni ’80 conoscevano la lotta attiva, reale, da esprimere nelle piazze, il dibattito e il confronto nei collettivi, oggi la protesta contro i mali della società sembra esaurirsi dietro una tastiera, spesso vissuta in solitudine, in un tempo svalutato, che passa inesorabile lasciando poche tracce concrete e costruttive. Rispetto ai giovani del passato quelli odierni hanno tante opportunità, possibilità di conoscenza, alcuni sono preparatissimi, tanti vivono in solitudine, dipendenti dai nuovi media.


C’è un sogno relegato in fondo al cassetto che segretamente aspira a realizzare?

- Sì, vorrei completare il romanzo che ho avviato, ma i tanti impegni me ne allontanano. Spero di farcela.