lunedì 4 dicembre 2023

Intervista a Patrizia Ercole, 1° Premio Sezione Testo Teatrale al XVIII Premio letterario NCC

a cura di Assunta Spedicato


Patrizia Ercole, abbiamo già avuto modo, nella scorsa edizione del Premio letterario, di apprezzare e premiare la sua scrittura: un monologo su Vivian Maier dal titolo “Il mio posto nel mondo”. Anche nell’edizione appena conclusa lei ha presentato un monologo, confermando la sua predilezione per la scrittura teatrale, intitolato “Lisetta Carmi fotografa, la mia seconda vita”, testo premiato al 1° posto per la Sezione Teatro. È evidente come le protagoniste di entrambi i lavori abbiano in comune l’essere fotografe, la prima per passione, la seconda per professione. E per lei, invece, cos’è la fotografia?

- La fotografia per me è stata una grande passione che si è trasformata per un periodo della mia vita in professione. Per due anni ho studiato al Riccardo Bauer di Milano la tecnica e la storia della fotografia ottenendo la qualifica di fotografa. Mi sono specializzata nella fotografia ritrattistica in bianco e nero. Come per Lisetta Carmi è stata la mia seconda vita, prima ho lavorato come attrice a Genova, mia città d’adozione, dove mi sono diplomata alla Scuola di Recitazione del Teatro Stabile. Le due professionalità si sono incrociate per caso. Stavo lavorando come assistente alla regia quando il fotografo di scena non si è presentato e il regista mi ha chiesto di fotografare lo spettacolo e di selezionare le foto da inviare con i comunicati stampa. Mi sono fatta imprestare una reflex e ho imparato a caricare i rullini. Quelle foto fecero scalpore nel piccolo ambiente teatrale che frequentavo e mi ritrovai ad essere molto richiesta dai giovani attori bisognosi di un portfolio. Così quelle prime foto sono diventate le mie credenziali per essere ammessa alla scuola di Milano che mi ha dato gli strumenti per comprendere questa arte straordinaria.


È stata la sua passione per la fotografia a darle l’input per scrivere di Vivian e Lisetta, due donne così diverse tra loro? Inoltre ci dica se durante il lavoro di ricerca per la stesura dei testi è riuscita a capire se loro due avessero altro in comune, oltre alla fotografia.

- Sicuramente la mia passione per la fotografia è stata la prima motivazione per scrivere su Vivian e Lisetta. Oggi, che posso guardare con un certo distacco i miei monologhi, mi rendo conto che l’altro motivo rilevante che mi ha spinta a studiare approfonditamente le figure di queste due donne è la grande forza di carattere. E qui ha ben ha colto la motivazione del premio sul monologo di Lisetta Carmi che scrive: «Una sinfonia di situazioni di vita vissuta da Lisetta Carmi in un viaggio a vele spiegate. In pratica un cammino lungo e meraviglioso, a tratti anche inquietante dove emerge l'animo sensibile, forte, determinato e attento, anche, alla condizione femminile della protagonista. Che non sia, anche, quello dell'autrice?»
Direi che condivido con loro la determinazione. E i due ritratti si sovrappongono non solo per il fatto di essere fotografe ma anche donne forti, al di fuori dei ruoli imposti dalla società, e con una sensibilità che mi emoziona ogni volta che guardo i loro scatti.


Formazione e passioni, ci dia gli elementi per mettere a fuoco la sua immagine.

- Ho sempre avuto un unico desiderio: studiare e imparare cose nuove. La passione ha sempre tenuto per mano la mia formazione, è stata la guida che mi ha portato a ricominciare da capo tante volte nella vita ma sempre con un grande entusiasmo.
Ho fatto tanti lavori diversi che mi hanno arricchito umanamente. Un’esperienza che mi ha molto segnata sono stati i tre anni di volontariato internazionale nelle favelas di San Paolo in Brasile dove ho operato come educatrice per una ONG. La mia prima fiaba “Il canto della pioggia” è ambientata in favela e riporta quell’esperienza, quel mondo dove i bambini sono felici di niente. Come faccio dire a Lisetta Carmi che ha condiviso esperienze analoghe: «I bambini più sfortunati ridono molto di più dei bambini ricchi, sono molto più allegri e liberi, fanno quello che vogliono, non sono chiusi in casa come gli altri.»


In una sua biografia reperibile in rete, lei si definisce attrice, regista e insegnante. Come mai in quest’ordine, vuol dirci che è approdata per prima all’attività di attrice e regista e solo in seguito a quella di insegnante?

- Esattamente. Sono stata prima attrice e poi regista-pedagoga. I miei studi universitari in Pedagogia, uniti alle mie esperienze professionali, mi hanno permesso di utilizzare il teatro come strumento di formazione umana poiché pone al centro la dignità e l’autonomia della persona aiutandola a realizzarsi come individuo e come soggetto sociale. Penso che il teatro possa diventare, tra le tante possibili, un’esperienza assai preziosa per la crescita e la formazione permanente della persona. Il teatro è la mia grande passione. Imparo ogni giorno dai miei allievi all’interno di questo gioco millenario che svela l’umanità di ognuno di noi.


Da insegnante, come è riuscita a trasmettere l’amore per il teatro e la scrittura ai suoi alunni?

- Ho messo in pratica quanto espresso in sintesi da Jean Léon Jaurès: “Non si insegna quello che si sa o quello che si crede di sapere: si insegna e si può insegnare solo quello che si è.” Ha funzionato!
Negli anni ho visto ex allievi fondare compagnie teatrali, diventare premiati drammaturghi.
Penso che insegnare è un esercizio di immortalità. In qualche forma continuiamo a vivere in coloro i cui occhi appresero a vedere il mondo per la magia della nostra parola. L’insegnante, così, non muore mai.


A quale tra le opere da lei portate in scena è più legata?

- A “Morte di un commesso viaggiatore” di Arthur Miller dove ho iniziato la mia carriera professionale di attrice, diretta da Giulio Bosetti, che giovanissima mi ha permesso di conoscere gli splendidi teatri presenti sulla nostra penisola. Come regista sono legata all’opera per ragazzi “Il malafiato” di Roberto Piumini con la musica di Andrea Basevi. Quest’opera prodotta dalla Fondazione Teatro Carlo Felice di Genova mi ha permesso di lavorare con giovanissimi interpreti che hanno donato la loro professionalità ed entusiasmo realizzando un allestimento bellissimo. Sono di parte e quindi non aggiungo altro.


Attualmente a cosa sta lavorando?

- Sto rispolverando i copioni teatrali scritti negli ultimi trent’anni, in particolare di teatro ragazzi, per renderli disponibili alle nuove generazioni.
E in un cassetto della scrivania sto accumulando brevi racconti che nascono ispirati… da una fotografia!



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