"Ciascuna esperienza
è per me elemento di crescita.
Nel confronto e nell’ascolto dell’altro
si gettano le
basi per migliorarsi."
-Sappiamo, per averti più volte presentato come componente della giuria del nostro Premio Letterario, che la musica quanto la scrittura sono per te due espressioni artistiche molto importanti. A quale tra le due passioni ti sei avvicinato per primo? E la famiglia, a suo tempo, seppe assecondare le tue scelte?
La musica è sicuramente la prima espressione artistica a cui mi sono avvicinato. È di fatto la mia professione. Ho sempre amato però scrivere e ho frequentato il Liceo Classico. I miei studi di formazione, poi, si sono concentrati sulla chitarra, la composizione e l’arrangiamento. Far condividere queste due passioni, in me ora molto forti, è affascinante. In qualche modo mi piace pensare che comunicano l’una con l’altra.
Per quanto riguarda la mia famiglia, sono stato molto fortunato in quanto i miei genitori hanno sempre assecondato con entusiasmo le mie decisioni, senza ostacolarmi in alcun modo, anzi, spronandomi a dare il massimo in ogni occasione.
-Hai avuto incontri fortunati,
persone e/o maestri che ti hanno aiutato nella crescita?
Per quanto riguarda la narrativa, devo molto a Paolo Restuccia, docente della scuola di scrittura creativa Genius di Roma, e al mio editore Jean Luc Bertoni.
In linea di massima, cerco di
fare tesoro di tutti gli incontri che la vita mi riserva. Ciascuna esperienza è
per me elemento di crescita. Nel confronto e nell’ascolto dell’altro si gettano
le basi per migliorarsi.
Racconto un piccolo aneddoto che
riguarda la prima volta che ho conosciuto Jonathan Coe – un autore che amo da
anni –. Ero di fronte a lui con un suo libro in mano e non riuscivo a
spiccicare una parola; ci siamo fissati a lungo, poi lui mi ha sorriso per
rompere il ghiaccio e ha cominciato a farmi delle domande, non curante della
fila che si era formata dietro di me per il firmacopie.
In ambito musicale, invece, una
volta mi ritrovai a parlare, alla fine di un concerto, con il chitarrista Scott
Henderson come fossimo vecchi amici, facendo le quattro del mattino.
Ho voluto fare questi due
semplici esempi per dire che spesso la caratteristica che accomuna i più
“grandi” è proprio l’umiltà. È uno degli insegnamenti più importanti che ho
avuto da questi incontri.
-Coltivi altre passioni?
Molte. Tra le varie cose, amo giocare a calcio, viaggiare, fare trekking e guardare serie TV.
Non è sempre facile,
principalmente per questioni di tempo. L’importante è programmarsi bene il
lavoro da fare, darsi delle piccole tabelle di marcia da rispettare. Cercare,
inoltre, di selezionare, quando è possibile, attività che comunque diano
soddisfazione professionale ma soprattutto personale.
-Nel 2017 esordisci con il romanzo Venerazione - Bertoni Editore - un affresco demoscopico sulle abitudini sessuali dell'umanità alienata, nelle metropoli contemporanee. Come ti sei preparato ad affrontare un tema così complesso?
È stato avvincente entrare nel mondo di Sergio Ranzetti, l’architetto protagonista del mio primo romanzo. In realtà, in questo caso specifico, mi sono lasciato letteralmente guidare dalle sue ossessioni, dalle sue manie e perversioni. L’ho lasciato libero di muoversi nel suo campo d’azione e nell’ambientazione che gli ho costruito intorno – New York per la precisione –. Inoltre, appena ho delineato il personaggio femminile, Luna, il resto è venuto da sé. È stato divertente mettere in scena alcune pagine, nonostante la tematica disturbante.
-Il 2020 è l’anno del tuo
secondo romanzo Contorni opachi, sempre per la Bertoni Editore. Nella
trama riesci a costruire dinamiche familiari dissonanti, come tra
l’altro scrive lo sceneggiatore e scrittore Vito Bruschini nel proporti al
Premio Strega attualmente in corso. Cosa ha significato per te ritrovare
il tuo tra i 62 titoli proposti dagli Amici della domenica del prestigioso
Premio Strega?
La gioia di ricevere un riconoscimento del genere è inesprimibile, soprattutto perché del tutto inaspettato. Tutto sommato sono alle prime esperienze di scrittura e ritrovarsi improvvisamente tra i big mi ha sorpreso davvero molto, però, allo stesso tempo, mi ha anche riempito di soddisfazione. Sto prendendo coscienza che la direzione che ho intrapreso, raccontando quello che sento di scrivere, sta andando nella direzione giusta. Leggendo molti dei testi in lizza al Premio Strega, inoltre, ho potuto constatare che, in maniera naturale, mi sono ritrovato a scrivere e parlare di tematiche contemporanee, molto sentite e vicine anche agli altri colleghi scrittori candidati. Essere poi presentato da una persona illustre come Vito Bruschini ha amplificato ancora di più il mio entusiasmo.
-Quali sono i tuoi progetti futuri?
Sto lavorando su diversi fronti:
ho terminato due romanzi in attesa di pubblicazione e sto iniziando la seconda
stesura di un terzo che avrà una struttura particolare, fuori dagli schemi
tradizionali.
Per quanto riguarda la musica,
dovrei registrare a breve un secondo disco di miei brani inediti strumentali.
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