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mercoledì 21 aprile 2021
NELLE STANZE DI ALICE - Antologia in versi, una visita al cuore di Casa Andriollo
martedì 20 aprile 2021
FESTIVAL LETTERARIO LIBRI NEL BORGO ANTICO di Bisceglie – EDIZIONE 2021
lunedì 19 aprile 2021
Intervista a Anthony Caruana, musicista e scrittore segnalato al Premio Strega.
"Ciascuna esperienza
è per me elemento di crescita.
Nel confronto e nell’ascolto dell’altro
si gettano le
basi per migliorarsi."
-Sappiamo, per averti più volte presentato come componente della giuria del nostro Premio Letterario, che la musica quanto la scrittura sono per te due espressioni artistiche molto importanti. A quale tra le due passioni ti sei avvicinato per primo? E la famiglia, a suo tempo, seppe assecondare le tue scelte?
La musica è sicuramente la prima espressione artistica a cui mi sono avvicinato. È di fatto la mia professione. Ho sempre amato però scrivere e ho frequentato il Liceo Classico. I miei studi di formazione, poi, si sono concentrati sulla chitarra, la composizione e l’arrangiamento. Far condividere queste due passioni, in me ora molto forti, è affascinante. In qualche modo mi piace pensare che comunicano l’una con l’altra.
Per quanto riguarda la mia famiglia, sono stato molto fortunato in quanto i miei genitori hanno sempre assecondato con entusiasmo le mie decisioni, senza ostacolarmi in alcun modo, anzi, spronandomi a dare il massimo in ogni occasione.
-Hai avuto incontri fortunati,
persone e/o maestri che ti hanno aiutato nella crescita?
Per quanto riguarda la narrativa, devo molto a Paolo Restuccia, docente della scuola di scrittura creativa Genius di Roma, e al mio editore Jean Luc Bertoni.
In linea di massima, cerco di
fare tesoro di tutti gli incontri che la vita mi riserva. Ciascuna esperienza è
per me elemento di crescita. Nel confronto e nell’ascolto dell’altro si gettano
le basi per migliorarsi.
Racconto un piccolo aneddoto che
riguarda la prima volta che ho conosciuto Jonathan Coe – un autore che amo da
anni –. Ero di fronte a lui con un suo libro in mano e non riuscivo a
spiccicare una parola; ci siamo fissati a lungo, poi lui mi ha sorriso per
rompere il ghiaccio e ha cominciato a farmi delle domande, non curante della
fila che si era formata dietro di me per il firmacopie.
In ambito musicale, invece, una
volta mi ritrovai a parlare, alla fine di un concerto, con il chitarrista Scott
Henderson come fossimo vecchi amici, facendo le quattro del mattino.
Ho voluto fare questi due
semplici esempi per dire che spesso la caratteristica che accomuna i più
“grandi” è proprio l’umiltà. È uno degli insegnamenti più importanti che ho
avuto da questi incontri.
-Coltivi altre passioni?
Molte. Tra le varie cose, amo giocare a calcio, viaggiare, fare trekking e guardare serie TV.
Non è sempre facile,
principalmente per questioni di tempo. L’importante è programmarsi bene il
lavoro da fare, darsi delle piccole tabelle di marcia da rispettare. Cercare,
inoltre, di selezionare, quando è possibile, attività che comunque diano
soddisfazione professionale ma soprattutto personale.
-Nel 2017 esordisci con il romanzo Venerazione - Bertoni Editore - un affresco demoscopico sulle abitudini sessuali dell'umanità alienata, nelle metropoli contemporanee. Come ti sei preparato ad affrontare un tema così complesso?
È stato avvincente entrare nel mondo di Sergio Ranzetti, l’architetto protagonista del mio primo romanzo. In realtà, in questo caso specifico, mi sono lasciato letteralmente guidare dalle sue ossessioni, dalle sue manie e perversioni. L’ho lasciato libero di muoversi nel suo campo d’azione e nell’ambientazione che gli ho costruito intorno – New York per la precisione –. Inoltre, appena ho delineato il personaggio femminile, Luna, il resto è venuto da sé. È stato divertente mettere in scena alcune pagine, nonostante la tematica disturbante.
-Il 2020 è l’anno del tuo
secondo romanzo Contorni opachi, sempre per la Bertoni Editore. Nella
trama riesci a costruire dinamiche familiari dissonanti, come tra
l’altro scrive lo sceneggiatore e scrittore Vito Bruschini nel proporti al
Premio Strega attualmente in corso. Cosa ha significato per te ritrovare
il tuo tra i 62 titoli proposti dagli Amici della domenica del prestigioso
Premio Strega?
La gioia di ricevere un riconoscimento del genere è inesprimibile, soprattutto perché del tutto inaspettato. Tutto sommato sono alle prime esperienze di scrittura e ritrovarsi improvvisamente tra i big mi ha sorpreso davvero molto, però, allo stesso tempo, mi ha anche riempito di soddisfazione. Sto prendendo coscienza che la direzione che ho intrapreso, raccontando quello che sento di scrivere, sta andando nella direzione giusta. Leggendo molti dei testi in lizza al Premio Strega, inoltre, ho potuto constatare che, in maniera naturale, mi sono ritrovato a scrivere e parlare di tematiche contemporanee, molto sentite e vicine anche agli altri colleghi scrittori candidati. Essere poi presentato da una persona illustre come Vito Bruschini ha amplificato ancora di più il mio entusiasmo.
-Quali sono i tuoi progetti futuri?
Sto lavorando su diversi fronti:
ho terminato due romanzi in attesa di pubblicazione e sto iniziando la seconda
stesura di un terzo che avrà una struttura particolare, fuori dagli schemi
tradizionali.
Per quanto riguarda la musica,
dovrei registrare a breve un secondo disco di miei brani inediti strumentali.
domenica 18 aprile 2021
Intervista a Lucia Guidorizzi, la poetessa dei lunghi cammini.

Questa
la sintetica biografia fornitaci dalla poetessa quando le si chiese di
collaborare con noi in qualità di giurata per la Sezione Poesia alla XVIª edizione del nostro Premio
Letterario.
In
realtà, Lucia Guidorizzi è molto di più.
Ho
avuto modo di constatare, attraverso i suoi scritti, quanto effettivamente Lucia
sia una viandante, nella vita quanto nella scrittura. Ma non certo a
livello amatoriale. In effetti è una viandante alla continua ricerca di
percorsi di arricchimento, spirituali e culturali. Per meglio comprendere il
suo valore artistico, l’ho invitata a rispondere ad alcune domande.
-Sembra
quasi che il tuo essere veneziana, abitante di una città dove l’elemento acqua
prevale, ti abbia stillato dentro la voglia di compensare l’instabilità
dell’acqua con la stabilità della terra ferma, con dei camminamenti che vanno oltre
l’equilibrio galleggiante delle tue radici. Che ne pensi di questa mia
impressione?
Vivere in una città come Venezia
significa vivere sospesi tra due dimensioni che dialogano tra loro. La sua
collocazione particolarissima tra mare e laguna la rende una città di confine,
o meglio, la caratterizza come una soglia tra due mondi. Per questo motivo le
suggestioni legate all’acqua, simbolo dell’inconscio per eccellenza e la terra,
luogo di radicamento e memoria, creano una condizione privilegiata per
esprimersi poeticamente e simbolicamente.
-Dalla
lettura dei tuoi versi si comprende quanto questi siano frutto di un duplice
cammino. Ad esempio, in “Quanto dista Finisterre?”, tua recente raccolta
poetica dal titolo emblematico, si può comprendere come tale viaggio passi
anche attraverso approfonditi percorsi di studio. Il viaggio per te vuol dire
forse riuscire a mettere insieme l’anima dei luoghi con quella dei libri -
autori e miti - da te consumati quanto le tue scarpe?
Spesso le letture e le ricerche mi
conducono verso i luoghi e i luoghi verso le letture e le ricerche. Mi è sempre
piaciuto viaggiare in maniera duplice, attraverso lo studio di autori che
appartengono ai territori che percorro. Ad esempio, proprio in “Quanto dista
Finisterre?” c’è una sezione, intitolata “Trilogia gallega” che è un omaggio a
tre poeti galleghi, Ramon del Valle Inclàn, Rosalia de Castro e Lois Pereiro
che ho letto poco prima di partire e nel corso del mio cammino nell’estate del
2019 verso Santiago di Compostela lungo la “senda litoral” che si affaccia
sull’Oceano Atlantico. La loro poesia mi ha accompagnato lungo il cammino e
sono stati i miei numi tutelari e compagni di viaggio, i loro versi hanno
scandito il ritmo dei miei passi.
-Il
saper raccogliere esperienze strada facendo, è frutto di una eredità coltivata o
fa semplicemente parte della tua natura?
Ho sempre amato moltissimo viaggiare,
con il corpo e con lo spirito, per investigare luoghi, storie, vicende e
conoscere persone, ma negli anni si è intensificata sempre più la necessità di
percorrere a piedi lunghi tratti di strada, immersa nel paesaggio, per poter
meglio assaporare le suggestioni che mi vengono incontro per poi allontanarsi. Questo
modo di fare esperienza lo si potrebbe definire un “pensare rammemorante” da
cui emergono parole e immagini che poi divengono scrittura.
A casa ho sempre sentito parlare di
poesia. I miei genitori avevano un rapporto di grande complicità intellettuale
e lavoravano insieme a progetti letterari, scrivevano recensioni, tenevano corrispondenza
con molti poeti significativi del Novecento. Ho sempre trovato nella poesia il
mio modo privilegiato per esprimermi e questa eredità materna negli anni si è
fatta sempre più consistente. Rileggendo
ultimamente le sue poesie riconosco nella mia scrittura molte consonanze e
similitudini di cui non ero prima del tutto consapevole.
-Ci
sono altri autori che hanno segnato il tuo percorso?
Durante l’adolescenza ho letto e amato
Charles Baudelaire e Arthur Rimbaud, ma anche Dino Campana, Emily Bronte e
Emily Dickinson, tutti autori che amo ancora moltissimo. In seguito mi sono
appassionata alla poesia di Fernando Pessoa.
-Oltre
allo studio del mito, che ritieni importante come occasione per ripensare la
contemporaneità, quali sono i temi a te più cari?
Uno dei temi che mi sono più cari è
quello del dialogo con i morti, in quanto
tutta la nostra esperienza esistenziale e poetica è debitrice delle letture di
opere di autori che ci hanno preceduti, lasciando tracce e testimonianze
indelebili che siamo in dovere di raccogliere e di trasmettere a nostra volta
alle generazioni future. Poesia è far
parlare i morti che ci abitano e risarcire gli antenati, restituendo loro la
parola.
Un altro tema che mi è caro è quello
dell’impermanenza. Prendere coscienza dell’essenza effimera delle cose, di come
in continuazione nascano e scompaiano. Soffermarsi sul senso illusorio che
permea ogni cosa, legato al perenne divenire dell’Universo, permette di avere
uno sguardo consapevole sull’esistenza.
Nelle mie ultime raccolte si è fatto
avanti anche il desiderio di diventare “forestiera”. Davanti alla perdita di
senso della contemporaneità, di fronte all’orrore dell’essere continuamente
esposti, monitorabili e catalogabili, addomesticati dall’informazione e dalle
statistiche, la mia forma di dissenso e di rivolta consiste nell’entrare
metaforicamente nella foresta, unico modo per mantenere intatto il proprio
nucleo profondo e vitale. Penso che la poesia debba sempre operare un
oltrepassamento, essere frutto di una ricerca assidua che porta a investigare
luoghi e circostanze, spingendosi sempre oltre. La poesia non dimentica mai la
ricerca, la curiosità, il desiderio e il superamento dei propri limiti. La
poesia deve educarci, nel senso letterale del termine, ovvero condurci fuori da
noi stessi.
Ho trovato in “Attraversando
i campi” - da Quanto dista Finisterre?- dei versi molto
significativi, adatti a comprendere, anche se solo in parte, la tua visione del
“viaggio”. Ne ripropongo alcuni, con la speranza che la sintesi sia
dimostrazione della tua intensità poetica
Solitari e ostinati
Imperterriti attraversiamo
Campi colline ponti crocicchi
Attraversiamo corpi
Lingue e linguaggi
E camminando cambiamo
Insieme ai paesaggi
Anche la parola
Camminando si trasforma
E con lei l’immagine del mondo
Attraverso parole passano segni
E segni inventano paesaggi
La lingua è il mio modo d’esistere
La abito camminando
Abitare le case della parola
Significa camminare in perenne dispatrio
Nell’ibrido impasto di suoni
Si percorre il corpo della Madre
Ci si avvicina al mistero dell’essere
Giungere a quel limite estremo
Che è la lingua materna
Dimensione mitica e leggendaria
Dell’Origine
Narrazione ininterrotta
È dimensione orale del racconto…
-Nella
tua scrittura poetica fai volentieri a meno della punteggiatura, come se tu
volessi esprimere un bisogno di pulizia ed essenzialità. La tua è una soluzione
adottata da sempre?
Ho imparato un po’ alla volta ad
alleggerire i testi, togliendo gran parte della punteggiatura e molti articoli
determinativi e indeterminativi. Cerco anche di evitare le similitudini e tento
di limitare l’uso degli aggettivi, anche se mi piacciono. In realtà, quando si
scrive c’è molta zavorra che va eliminata. Sfrondare è importante perché così,
un po’ alla volta, emerge l’essenza, il nucleo stesso della poesia.
-Ti va di condividere qui una
poesia a cui tieni molto e a confidarcene il motivo?
Volentieri! E’ sempre difficile scegliere una poesia
tra le varie che si sono scritte, perché ognuna è legata a momenti, emozioni e
sensazioni diverse e particolari che diventano pietre miliari del proprio cammino
esistenziale. Tra le tante, scelgo questa, che mi è particolarmente cara,
perché mi sembra indichi una sorta di percorso spirituale, tra cadute,
smarrimenti e assenze, verso una dimensione del profondo.
NADA
E dopo tutti i nostri
incontri
Di nuovo devo abituarmi
Alla tua assenza
Quanta distanza c'è
nell'amore
E quanto amore c'è nella
distanza
Il discrimine è questa lama
gentile
Che mi obbliga a spargere
sangue
Che mi costringe
cortesemente alla resa
Per non scalfire la santità
del giorno
E dopo tutto questo
frastuono
Mi ritrovo ancora ad ardere
Imprigionata in questa
fiamma
Tenera e viva e sola
Lima la mia protervia
protesa
Scheggia la pietra dura del
cuore
Estrai la creatura
palpitante
Impara il silenzio
Da “Quadrilunio” Editoria Universitaria
2009
-Quali
saranno i tuoi prossimi passi, hai già in mente un nuovo itinerario, culturale?
Sto lavorando a un progetto in cui creo
una sorta di dialogo oltre il tempo e lo spazio, tra la poesia di mia madre e
la mia. Non è solo un lavoro autobiografico, ma un tentativo di investigare le
radici del linguaggio, per risalire alle sorgenti stesse della poesia.
giovedì 15 aprile 2021
Concorso di Poesia Maggio Pontelongano "Antico Ottorino ed Elisa Benvegnu' Ortu" XXXV edizione - anno 2021
Veneto - Pontelongo (PD)
1°premio | nr | titolo | autore |
assoluto
| 60
| Il sogno di Danilo
| Pietro Catalano
|
2°premio | nr | titolo | autore |
ex aequo
| 139
| Mano nella mano
| Ronchin Aldo
|
ex aequo
| 187
| Foglie screziate dal vento
| Lucia Lo Bianco
|
ex aequo
| 173
| L'uomo che piantava gli alberi
| Carmelo Consoli
|
3°premio | nr | titolo | autore |
ex aequo
| 138
| Della vita che vive
| Salvatore Barile
|
ex aequo
| 86
| Il colore del tramonto
| Giancarlo Guani
|
ex aequo
| 12
| Una carezza perenne
| Giancarlo Milani
|