lunedì 24 febbraio 2025

Classifica definitiva del V Premio internazionale di poesia CULTURE DEL MEDITERRANEO

Domenica 23 febbraio 2025 si è svolta la serata finale del Premio Internazionale di Poesia "Culture del Mediterraneo", presentato dalla Vice Presidente Vicario Angela Di Liso, direttrice del premio.



Davanti a un pubblico perlopiù composto da una giuria popolare, le poesie finaliste sono state declamate da un gruppo di lettrici dell’Associazione Promozione Sociale L'ORA BLU presieduta da Marta Maria Camporeale.

Si riporta la Classifica desunta dallo spoglio delle schede raccolte


1° posto: "Rondine" di Raffaele Ventola (33 voti)
2° posto: "Il Canto delle Sirene" di Manuela Melissano (15 voti)
3° posto: "Resurrezione" di Dora Luiso (14 voti)

4° posto ex aequo: "Non ti volevo salutare così" di Elisabetta Biondi Della Sdriscia, "Non è deriva" di Franco Fiorini e "Così del poeta" di Stefano Peressini.

La Giuria tecnica ha inoltre assegnato i seguenti riconoscimenti:

Menzioni Speciali: "Mare d’annici" di Alfredo Panetta e "Notte" di Elena Fiorentino;

Menzioni di Merito: "Sarajevo" di Giulia Sonnante e "Eco di Medea" di Rossana Spina;

Premi Speciali attribuiti da Nicola De Matteo e Gianni Antonio Palumbo: "E mi stupisco" di Ivana Squeo e "L’incertezza degli inizi" di Maria Felicetti.






I primi tre poeti sono stati premiati con un premio in denaro. Tutti i partecipanti hanno ricevuto un attestato di partecipazione e un omaggio realizzato a mano da Alessia De Nucci - Nata nella Carta.
A premiare i vincitori sono stati i membri della Giuria Tecnica presenti:

Roberta Carlucci
Rosalba Fantastico Di Kastron
Domenico Faniello
Maria Pia Latorre
Anna Santoliquido
Assunta Spedicato
Gli altri membri della giuria sono stati:
Onofrio Arpino
Maria Antonella D'Agostino
Vito Davoli
Gianni Antonio Palumbo
Mario Sicolo
Zosi Zografidou.

La serata è stata arricchita dalla musica di Marta Binetti dell'Orchestra Filarmonica Pugliese, che ha emozionato il pubblico con il suo oboe, e dalla letture di Alfredo Vasco.


Un sentito grazie va alla giuria popolare, a tutti i soci dell’Accademia per la preziosa collaborazione e a tutti coloro che hanno reso possibile questa bellissima serata.

venerdì 7 febbraio 2025

La Silloge Premio Città di Forlì: STRADE AL MARE di Assunta Spedicato

Strade al mare è l'ultimo lavoro della poetessa Spedicato,

curato dal Centro Culturale L'Ortica e, come da regolamento, consegnato in premio in numero di 20 copie alla vincitrice della Sezione Poesia inedita dedicata alla poetessa forlivese Sandra Mazzini al XXI Premio Letterario Nazionale "Città di Forlì"



Una delle quattro motivazioni espresse dalla Giuria riportate nella Silloge:

La crudezza del tempo che passa e che non fa sconti nemmeno all’amore, così come la difficile verità per la quale è inutile rincorrere l’amore di un altro se per primi non impariamo ad amarci, trovano nei componimenti di Assunta Spedicato le parole giuste per essere raccontate, pennellate. Con dolcezza, con armonia; e con grande destrezza nel porre il lettore davanti al Vero, alla sua complessità come, anche, a tutta la poesia di cui esso è intriso.

Giulia Monti


Estratto dalla Prefazione di LUCIA GUIDORIZZI

INFINITE SONO LE STRADE DEL MARE

...

Le liriche sono attraversate da lampi oscuri di consapevolezza che s’interrogano sul senso di caducità e precarietà del vivere, ma al tempo stesso sono rischiarate dalla grazia dell’impermanenza. Non siamo costruiti per durare e questo implica che ogni attimo della nostra vita divenga prezioso e irripetibile.

Il peso del pensiero viene definito in una lirica ironica e perfetta nella sua levità in cui Assunta Spedicato si sofferma su un gioco di parole: la differenza tra il “pensare” e il “pesare” è di una sola “enne” che però determina una profondo cambiamento di atteggiamento nei confronti della vita.

“(…) di una enne avrò alleggerito il verbo pensare

e imparato a togliere peso al macigno sul petto

avrò accolto imprevisti senza porgere rabbia

e limitato i giudizi ai miei soli consigli.


Quel giorno, così immaginato

sarò padrona di pensare senza pesare

non avrò serre per coltivare rimpianti

né tempo per domande che non hanno risposta:”

da “Pensare di meno. Buoni consigli”

Ma lo sguardo dell’Autrice va ben oltre le problematiche esistenziali individuali per abbracciare il dolore di un intero paese straziato dai bombardamenti. Come si possono ricucire gli orli, i bordi di un territorio devastato dalla guerra? Viene espressa la volontà di tentare di ricucire e rammendare gli strappi che inevitabilmente logorano il tessuto della storia individuale e collettiva, ma per quanto si tenti il rattoppo, restano sempre visibili le cicatrici che raccontano il dolore e le ferite subite. Gli orli degli abiti sdruciti divengono confini instabili, frontiere sfrangiate da incursioni aeree.

"Se fosse solo l’orlo di un abito sdrucito

t’inviterei con ago e filo a riparare col cucito

e ce ne andremmo a conoscere la stoffa

concilianti come trama nell’ordito.

 

Se fosse solo l’orlo un po’ sbeccato

staremmo attenti a non metterci la bocca

e finiremmo col filtrare il vino nel boccale

per brindare senza schegge all’evento occasionale.(…)”

da “Orlo. (Beirut 27 settembre 2024)

I palazzi sventrati dai bombardamenti corrispondono alle crepe di combattimenti interiori, ma anche nelle liriche più drammatiche, il sentimento del dolore non è mai gridato, ma è accompagnato da un atteggiamento di rispetto e da gentilezza. Solo nell’accettare la propria imperfezione e quella altrui si può raggiungere un’autentica umanità e solidarietà nei confronti di ciò che è più vulnerabile. Pace e innocenza vanno conquistate attraverso le proprie cadute. Ci sono cose rotte che non si possono aggiustare, come i rapporti tra le persone che talvolta si deteriorano irrimediabilmente. Il segreto del vivere sta nell’accettazione e nella comprensione. In latino “comprehendere” significa “abbracciare” e non c’è modo di comunicare più autentico.

“C’è un segno di resa

nelle cose rotte che non si vanno ad aggiustare

e si lasciano andare, con l’attitudine a guardarle

come se ci si specchiasse

con riflesso affezionato, inclini ad accettarsi

così come si resta, usati ed abusati

come se nel riconoscersi fosse insita la via,

il mezzo a spartire un raggio di clemenza. (…)”

da “Convivenze”

Accettare le rotture, il vuoto, l’entropia, imparare a lasciar andare è il dono più grande che si può offrire in segno d’amore.
Sempre la poesia davanti ai grandi ostacoli che ci si pongono dinnanzi ci viene a prendere e con la sua grazia, scioglie i vincoli che ci tenevano incatenati.
Assunta Spedicato infine, c’invita a tutelare la felicità, quella condizione dell’essere così fragile e così precaria che proprio per questo la rende un bene raro e prezioso.

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